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Sull 'impossibilita' di emergere degli individui: come il sistema ha vinto sul popolo
Questo articolo, del nostro Direttore responsabile, fu pubblicato nel 1998 sul periodico cartaceo: Obiettivo delle Madonie. Ve lo riproponiamo
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Una volta sì, era un’altro vivere... C’erano ancora limiti da valicare. Barriere da abbattere. Sensi unici da percorrere controcorrente. Idee radicate da sradicare. E se avevi la voglia, e le palle, potevi sentirti "unico"... Non "Solo". Bensì "Unico", cioè diverso dalla massa omologata.
Bastava poco per uscire dal mucchio. Per elevarsi. Per distaccarsi. E provare quel piacere fisico e mentale: esistere.
A volte, bastava solo farsi una canna. E poi guardare il mondo dall’alto del proprio coraggio di andare contro le regole. Oggi sembra così banale, un tempo era la ribellione. Tangibile. Evidente.
Chi all’epoca, si è lasciato inebriare dal fascino del diritto alla liberazione rivoluzionaria dell’individuo, si trova oggi a dover fare i conti con una reatà così mostruosamente diversa da apparire perversa.
Guardiamoci: abbiamo tutto. Ma è tutto così poco utile, nella realtà quotidiana.
Abbìamo mille possibilità in tutti i campi. Ma non abbiamo la possibilità di afferrarle.
L’ultima trovata tecnologica sfugge al nostro interesse ormai saturo di innovazioni. Ogni moda è già stata concepita. Non c’è droga che possa far sballare tanto da crearne scalpore. Nessuna follia potrà mai più innalzare l'essere umano a un millesino di attenzione: l'umanità è ormai sedata. Troppo abituata a tutto, non riconosce più nulla come fonte di interesse.
Possiamo essere ciò che vogliamo: nessuno si opporrà. Possiamo fare ciò che vogliamo: nessuno si stupirà. Ogni idea è già stata pensata. Ogni regola infranta. Ogni follia vissuta. Si può solo aggiungere qualche piccola modifica al "già fatto". Al "già pensato". Siamo più liberi adesso? Si è liberi quando ci si può opporre a una regola perversa. A una vessazione. A un’ingiustizia. A un Sistema autoritario.
Ma chi abbiamo come modello? Le istituzioni, che si consentono tutto, per dare l’idea di consentirci tutto.
Da cosa vogliamo sentirci liberi oggi, se tutto ci è consentito? E questo “tutto”, siamo certi essere ciò che è necessario per vivere?
Ci hanno convinti di essere liberi, al grido di “Democrazia”, ma nel frattempo hanno creato la dittatura più feroce: quella senza sbarre, carceri e carcerieri. Siamo schiavi, inattaccabili dalla coerenza del vero criterio di Libertà.
Una perversa dittatura intangibile, e quindi, terribilmente violenta e inabbattibile.
Abbiamo perso la possibilità di emergere dalla massa. E anche, la capacità di opporsi al sistema. Ci è stata tolta la possibilità di poter avere e sperare di avere una possibilità diversa, un’opzione.
Il "Sistema", il caro vecchio Sistema, è stato più veloce e scaltro. Sono riusciti a non farci fuggire. A non farci alzare la testa. Ci hanno permesso tutto. Tanto da non darci alcuna regola da infrangere. Possiamo uccidere, rubare, stuprare, malmenare: la pena che ci attende, non è più il carcere, ma la schiavitù perenne.
Dovremmo tornare ad amare noi stessi, per comprendere ciò che ci siamo fatti capitare. Ne saremo capaci?
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